Fellini e Giulietta Masina, una storia d’amore d’altri tempi
Quando si conobbero lei che aveva 21 anni, disse di lui: “Sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. E’ tutt’occhi, occhi profondi, inquieti, indagatori”. Lui, 22 anni, di lei, invece, afferma: “E’ un peperino piccolo piccolo, mi piace tanto, mi fa tanto ridere”. Insieme hanno trascorso mezzo secolo. Sia come marito e moglie, sia sul set. Sono Federico Fellini e Giulietta Masina.
“Il loro primo incontro, casuale– si legge nel libro Amori e Furori di Laura Laurenzi (Bur)- avviene all’Eiar, così si chiamava allora la Rai, che in quegli anni aveva sede in via delle Botteghe Oscure, proprio nel palazzone rosso che diventerà poi lo storico quartier generale del Pci.
Qualche settimana più tardi lui le telefona con la scusa di farsi dare una sua fotografia da sottoporre alla produzione di Vittorio Mussolini, figlio del duce. “Cico e Pallina deve diventare un film afferma il regista- chissà se la protagonista radiofonica ha la faccia adatta per il cinema, chissà se la ha la giusta fotogenia”.
Il film non si è mai fatto, ma nove mesi dopo Federico e Giulia, anzi Giulietta, come la chiamò sempre il geniale regista, diventano marito e moglie. E’ il 30 giugno del 1943. E la cerimonia è molto sobria. Si sposano in casa in via Luttezia 11.
Lavorano insieme, anche se lei si vede diversamente dai ruoli che “é costretta” ad interpretare ne “Le notti di Cabiria”, in Giulietta degli spiriti, in Ginger e Fred, in La strada. Fra tanti contrasti, però Giulietta riesce ì a strappare a Charlie Chaplin un complimento. Il comico confessa nel ’66 al New York Times : E’ l’attrice che ammiro di più”.
Moglie premurosa, Giulietta è molto paziente con Fededrico che non si lascia sfuggire occasioni per flirtare con alcune attrici.
La moglie perdona tante scappatelle, “ Tanto – si diceva- poi ritorna sempre da me”. Dirà il sacerdote gesuita Angelo Arpa, amico del regista “Bisogna ridimensionare i presunti innamoramenti di Fellini, che spesso nascevano dall’impossibilità per lui di tracciare un confine netto fa la realtà e la finzione scenica. Se il marito la tradì con il corpo, le fu fedele con il cuore”. Certamente monsignore era a conoscenza di molti segreti: tocca a lui, durante la malattia del regista, confortare la settantaseienne Anna Giovannini, detta Paciocca, un’ex farmacista dalle forme tonde, che racconterà di essere stata la compagna segreta di Fellini e di aver diviso con lui, fra vari intervalli, trentasei anni di vita.
Ma la coppia tiene duro. I due tanto diversi, si completavano.
Lui incline al mutismo. Lei entusiasta di ogni viaggio, lui inamovibile dal triangolo Margutta, Cinecittà, Fregene. Lei appassionata di prosa, lui di varietà. Lei fumatrice incallita da quando aveva sedici anni esiliata in un minuscolo fumoir, lui polemico spalancatore di finestre”.
Hanno un bambino, che muore dodici giorni dopo la nascita. Per questo Giulietta diceva: “ Non aver avuto figli, ci ha fatto diventare figlio e figlia dell’altro, così ha voluto il destino”. Un destino che li tiene uniti sino alla fine. Tanto che le due malattie che li portano alla morte esplodono parallele. Due agonie devastanti. Più lenta e dunque più straziante per lei, più rapida e violenta per Federico, che muore il 31 ottobre del ’93.
E’ lei ad organizzare i funerali e la camera ardente nel Teatro Cinque di Cinecittà, il più grande d’Europa. Lei, ormai priva di forze, assiste alla cerimonia degli addii, il 3 novembre nella basilica di Santa Maria degli Angeli. Da quel giorno Giulietta comincia a morire. Si spegne il 23 marzo del ’94 per una neoplasia ai polmoni.
E’ diventata famosa la scena al Dorothy Chandeler Pavillion quando Fellini, sei mesi prima di morire, riceve l’Oscar alla carriera. Di fronte ad una Giulietta che piange a singhiozzi dal palco e in mondovisione dice: “Giulietta stop crying, stop crying. L’Oscar non appartiene a me ma a Giulietta. E’ lei che devo ringraziare”.
Una volta il grande regista dichiarò “Giulietta mi è parsa subito una misteriosa persona che richiamava una mia nostalgia di innocenza. Vi è una parte di incantesimi, magie, visioni, trasparenze la cui chiave è Giulietta. Mi prende per mano e mi porta in zone dove da solo non sarei mai arrivato”. E un’altra volta: “Il nostro primo incontro io non me lo ricordo, perché in realtà io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta”.
Lei è stata seppellita con l’abito da sera di paillettes che indossava la notte degli Oscar. Tra le mani una foto di Federico sorridente ed una rosa rossa.