Un seduttore di donne e di uomini. Merito, sì, del suo potere, ma soprattutto, dei suoi sguardi d’acciaio.
E’ così che Massimo Colesanti, professore emerito della “Sapienza” di Roma, presidente della Fondazione Primoli (www.fondazioneprimoli.it) definisce Napoleone Bonaparte (1769- 1821).
A sentire lo specialista dell’Ottocento francese e italiano, il primo fondatore dell’Impero francese, aveva tante qualità che spiegavano il suo potere seduttivo in senso largo, cioè nei confronti di tutti.
Tanto per fare qualche esempio, rapidità nelle decisioni, esigenza di essere ubbidito in tutto, idee al tempo stesso brillanti e concrete, tenacia, persistenza nei suoi disegni, capacità di ridurre alla sua volontà quella degli altri. Ma ebbe anche notevoli qualità di mistificazione e al limite di lusinga e di “dolo”, cioè sapeva fingere, mascherarsi, dire il contrario di quello che pensava, da buon politico qual era.
Il professore racconta a tale proposito l’incontro con il papa Pio VII a Parigi, che fu burrascoso. “Per sedurlo – dice Colesanti- e convincerlo, Napoleone passava da toni imperativi e collerici a toni melliflui e suadenti. Per questo si dice che il papa commentasse tra sé e sé, ma forse in modo che Napoleone sentisse, di volta in volta: “tragediante… commediante”.
Ma quante donne ebbe? Difficile dirlo, secondo il presidente della Fondazione. Di sicuro né una né mille nè tre, come dice Leporello nel Don Giovanni di Mozart, ma senza dubbio parecchie, con le quali ebbe rapporti assai diversi: da una fugace “passade” a un innamoramento vero e proprio. E non si sa neanche se sia stato innamorato davvero di una donna.
“Di certo- aggiunge il professore- ci fu amore, ma anche calcolo per Giuseppina, la prima moglie, mentre alla seconda, Maria Luisa d’Austria, si legò solo per convenienza. L’amore, soprattutto sensuale, venne in seguito. Di amore, e piuttosto del tipo di amour passion romantico, ne ebbe per Maria Walewska, dalla quale ebbe anche un figlio”.
Sembra che Napoleone fosse un tradizionalista e maschilista, sia in famiglia che all’esterno. Si pensi, fa notare Colesanti- a come sia ben strutturato, l’istituto del matrimonio, ma anche del divorzio, nel Code Napoléon. Del resto la sua concezione del matrimonio era finalizzata soprattutto alla capacità e alla volontà dell’uomo di avere una discendenza.
E’ da ricordare che quando la sua nemica, Madame de Staël gli chiese quale fosse la donna che stimava di più, rispose: “quella che ha avuto più figli”.
Nessuna donna ebbe un ascendente su di lui. O lo condizionò nelle sue scelte politiche. Forse accettò solo qualche suggerimento da sua madre, quando prese decisioni nell’ambito familiare. Ma fu un seduttore alla pari dei più grandi Don Giovanni e Casanova? Colesanti lo esclude. Infatti è convinto che sia stato un grande seduttore, ma sui generis. Del resto, ognuno ha le sue caratteristiche e lo stesso Don Giovanni fu diverso da Casanova. Anche perché il primo era solo un personaggio teatrale e non si innamorava mai davvero delle sue conquiste.